Fu nel 1829 che, per caso, l’inglese Nathaniel Bagshaw Ward inventò il Terrarium. Le cronache riportano che il Terrarium nacque in questo modo: Ward trovò una crisalide di falena durante una sera d’estate.
La spostò all’interno di un vaso sul cui fondo aveva messo un pugno di terra, chiuse il vaso con un coperchio e si preparò a vedere nascere l’esemplare adulto di falena qualche giorno dopo.
Ciò che trovò in seguito lo sbalordì: all’interno del barattolo non c’era nessuna falena, ma una diffusa muffa al centro della quale spuntava una Felce. Ward si rese conto che in un contenitore di vetro sigillato, una pianta era in grado di condurre il proprio ciclo vitale in modo quasi del tutto autonomo.
Un Terrarium è un distillato di natura, di spazio e di bellezza: un piccolo ecosistema da custodire e curare, quasi del tutto autosufficiente.
Un piccolo miracolo della natura.
Durante la giornata, attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana e grazie alla presenza della luce, la pianta assorbe anidride carbonica e produce ossigeno, mentre, durante la notte, invece avviene il processo inverso.
Grazie a questo fenomeno naturale, il vaso si ricopre internamente di condensa che serve per lo sviluppo delle piante.
Se nel Terrarium si forma la condensa quotidianamente non dobbiamo fare nulla, è perfetto così, in caso contrario, basterà aprirlo e vaporizzare leggermente dell’acqua, richiudendolo faremo riprendere il ciclo naturale.
In caso di troppa condensa basterà mantenerlo aperto per qualche ora.
CONSIGLIO: Evitare l’esposizione diretta ai raggi solari. Solitamente, se ben bilanciato la manutenzione è quasi nulla.